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Il “Kosmos” di Alexander von Humboldt

27, Giugno 2009 Inviato da Giovanni Ruggia in : libri e arte , trackback

Alexander von Humboldt (1769 – 1859) è forse l’ unico Tedesco di vera fama mondiale. Goethe è stato sicuramente una grande personalità ma resta poco conosciuto, mentre Marx e Einstein sono stati scacciati dalla madrepatria.
La fama di Alexander von Humboldt ha raggiunto gli Stati Uniti d’ America, l’ America Latina, la Russia, la Francia e il Giappone. Fu un ricercatore di primordine e un dichiarato cittadino del mondo, una personalità veramente democratica, aliena da qualsiasi accenno razzista. Può servire sotto molti aspetti da modello anche nel 21° secolo. Le sue spedizioni – soprattutto nel regno dell’ intelletto – possono oggi ancora entusiasmare uomini di tutto il mondo.
La sua opera principale è il “Kosmos”, al quale ha lavorato per più di 30 anni in condizion difficili. Senza le sue relazioni presso la corte, sarebbe stato esiliato quale rivoluzionario e curatore dell’ ateo “Kosmos” dai reazionari che lo odiavano a morte.
Un’ opera che – sono parole sue – ha portato nell’ animo con contorni imprecisati per quasi mezzo secolo; per certi versi gli era sembrata irrealizzabile ma, ogni volta che l’ abbandonava, ci è sempre tornato sopra. Spiega nell’ introduzione che, sebbene avesse dovuto occuparsi per lunghi tempi di singole discipline in modo quasi esclusivo, lo scopo vero dell’ apprendere fosse più alto. Le generalizzazioni, che si possono ottenere dallo studio sistematico di una disciplina e dal paragone con altre, dovrebbero permettere di scoprire leggi generali di come è costituito e come funziona il mondo. La mente umana possiede un bisogno insopprimibile di penetrare in profondità nei fenomeni naturali ma non si può dare soddisfazione rapida e, contemporaneamente, sicura a questo bisogno: da osservazioni e deduzioni incomplete possono nascere concezioni errate della natura del cosmo. Ci vogliono applicazione e umiltà, le scienze naturali si completano giorno dopo giorno, dubitando, verificando.

Il primo volume, dopo considerazioni introduttive, contiene una sinottica generale dei fatti naturali, il quadro della natura come lo denomina l’ autore; una descrizione del mondo fisico quale appare agli organi di senso. Si rifà qui alle esperienze dei suoi viaggi in Sudamerica e in Asia Centrale. Dall’ immensamente grande – costellazioni del cosmo – all’ immensamente piccolo – microorganismi dei più reconditi recessi del pianeta; passando per la descrizione del sistema solare, con le orbite di pianeti e asteroidi, alla descrizione del pianeta terra: geologia, idrologia, climatologia, botanica, zoologia. Un riassunto dei risultati principali dell’ osservazione della natura, descritti in modo scientificamente obiettivo.
Il secondo volume tratta dei mezzi di incentivazione allo studio della natura, dell’ influsso del mondo esteriore sulla facoltà dell’ immaginazione, in particolare la descrizione poetica della natura, la pittura, la coltura di piante  e la contemplazione del mondo vegetale (mi ricorda il giardino del Candide di Voltaire).
È piuttosto una descrizione di sensazioni e di interpretazioni, di come l’ osservazione e la contemplazione della natura abbia avuto influssi differenti su popoli diversi in diverse epoche storiche; di come conoscenza e fantasia abbiano interagito. Descrivere la natura non significa solamente limitarsi a descrivere i risultati dell’ osservazione ma anche come ciò si riflette nella vita interiore dell’ uomo, di come questo riflesso si riempie spesso e volentieri di miti e simboli e di come da ciò si sviluppi un’ attività artistica. Kosmos significa ordine e allo stesso tempo bellezza. L’ obiettivo è quindi comprendere la natura e contemporaneamente trasmetterne la bellezza.
In questo volume è inclusa anche una storia dello sviluppo delle conoscenze scientifiche (Antichità, Islam, grandi esplorazioni transoceaniche, concatenazione delle ricerche scientifiche moderne). Visto il periodo storico, essa non può che essere eurocentrica, mancano totalmente accenni allo sviluppo della scienza in Cina, India, America precolombiana.
Il terzo, il quarto e il quinto volume ampliano il quadro della natura descritto nel primo, esponendo più dettagliatamente le osservazioni scientifiche nel cosmo (III volume) e sul pianeta terra (IV e V). Se la parte “tellurica”, riferita alla terra, ha un maggiore sviluppo rispetto a quella “uranica”, riferita al cosmo, ciò non è da ricondurre a una visione antropocentrica o teleologica della natura, come lo stesso von Humboldt si premura di sottolineare. Al contrario, egli afferma molto esplicitamente, il nostro sole è solo una delle innumerevoli stelle del cosmo, senza alcuna particolare posizione o significato speciale. Se la descrizione del nostro pianeta prende tanto spazio ciò è solo un riflesso dello stato delle nostre conoscenze.

La ristampa è accompagnata da una collezione di carte prodotte da Heinrich Berghaus, che originariamente avrebbero dovuto essere pubblicate con il Kosmos. Queste presentano una descrizione del mondo naturale e umano in otto sezioni: climatologia, idrologia, geologia, magnetismo terrestre, geografia vegetale, geografia animale, antropologia, etnografia. Risulta in pratica l’ illustrazione della parte relativa al pianeta terra del Kosmos di Humboldt.
Mi sono soffermato particolarmente sulle carte dei bacini imbriferi e degli spartiacque, un tema che mi ha affascinato già da piccolo. Stupefacente il bacino interno, dove le acque non si gettano in alcun oceano, del continente asiatico: Volga, Ural, Syrdarja, Amudarja, deserti dell’ Asia centrale. Niente di paragonabile nelle Americhe, strette fasce lungo le Ande (lago Titicaca, i vari salar fino a ~30° S) e negli altipiani messicani. Particolarmente studiate le biforcazioni e comunicazioni naturali tra fiumi (p.es. Orinoco – Rio Negro nell’ Amazzonia, Arno – Tevere nella Piana di Chiana) che mi hanno affascinato.
Non c’è una carta dedicata all’ Africa, questo continente doveva essere ancora molto poco conosciuto allora, ed è impressionante scoprire che l’ Antartide era ancora (1825) praticamente sconosciuta, le zone attorno al polo sud sono completamente vuote sulla carta.
Naturalmente il mondo è visto da una prospettiva germanocentrica (termini quali indogermanico e non indoeuropeo). La distribuzione dei Tedeschi nel mondo comprende anche gli Olandesi (Paesi Bassi, Giava, regione del Capo di Buona Speranza) e i Fiamminghi in Belgio e naturalmente la Svizzera Tedesca, il Sudtirolo, le comunità tedesche in Europa sud-orientale (Transsilvania, Valachia, pianura del Volga) e perfino le colonie Walser nelle valli alpine meridionali (Alagna, alta Valle Antigorio, Bosco Gurin). Tutto ciò però in termini puramente etnografici e non nazionalistici. Tener presente che allora esistevano ancora gli imperi Prussiano, Austroungarico, Ottomano, Zarista.
Ma anche il resto è molto preciso e completo: il ladino/romancio non solo in Grigioni e Friuli, ma anche nelle Alpi occidentali, sul versante francese del Moncenisio; le dettagliate carte etnografiche delle Isole Britanniche, del Caucaso, dell’ India (si nota anche qui una concentrazione sulla cultura indoeuropea).

Il lavoro scientifico di Alexander von Humboldt è espresso in un linguaggio vicino alla lingua parlata e le descrizioni sono tali da essere alla portata di lettori di cultura media. Egli si avvalse di lavori di altri autori di molti paesi, precedenti e contemporanei, ai quali da credito e coi quali spesso fu in contatto epistolare;
Esprime viva curiosità, senza pregiudizi, per ogni fenomeno; è autoironico; l’ approccio ai fenomeni che studia fa riferimento a esperienze personali; pone in relazione dinamica molte discipline e riconosce i limiti dell proprie conoscenze.

Alexander von Humboldt. Kosmos. Ed. Magnus Enzensberger, Die Andere Bibliothek, 2004
www.humboldt-portal.de

Commenti»

1. Paolo Repetto - 2 Novembre 2009

Sono un appassionato di A.v.H. da almeno trent’anni, a livello di interesse personale e dilettantesco per l’uomo e per la sua opera (anche se da altrettanto tempo ho in animo una nuova traduzione italiana del Kosmos, basata sull’edizione francese; ma credo che a questo punto non ne farò più nulla, un po’ per l’età, un po’ per gli impegni sempre più pressanti, un po’ infine perchè mi sembra arrivato il momento in cui lo faranno, e meglio, altri).
Nutro qualche perplessità sulla fama di Humboldt nel mondo: è vero, negli USA gli hanno intitolato almeno 8 cittadine, e poi parchi, fiumi, laghi, ghiacciai, montagne, catene montuose e contee: persino in Cina e sulla luna ci sono località e mari che hanno preso il suo nome. Ma da noi, ad esempio, è un illustre sconosciuto: e anche in Germania, fino ad una quindicina d’anni fa, lo avevano quasi dimenticato, molto volutamente, credo. Un libraio di Costanza, cui avevo chiesto nel 1994 se avesse una edizione recente del Kosmos, mi ha abbracciato commosso, rivelandomi che ero il primo a fargli una simile richiesta da vent’anni a quella parte. E l’edizione non l’aveva, semplicemente perchè non c’era (In compenso ho trovato, lo stesso giorno, un volume -il secondo- della prima edizione, in un negozio di libri usati, per 10 marchi: e anche questo mi sembra significativo).
La “Humboldt renaissance” è cosa molto recente, legata in gran parte proprio all’edizione Enzensberger e alla mostra che le è stata sapientemente affiancata.